Nascere è essere un inedito al mondo, nessuno di noi qua dentro ha le impronte digitali uguali […] l’iride uguale Non cè mai stato niente come te sulla faccia della Terra. (Alessandro D’Avenia)
Quello che hai appena letto è solo un piccolo pezzetto del talk “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia – scrittore, insegnante e sceneggiatore nonché autore dell’omonimo libro – durante il Tedx Milano del 2017. Un talk che è rimasto impresso a molti, e in particolare, ad Andrea Pauri, l’ideatore e l’organizzatore del Tedx Bologna di sabato sera.
E ora che ti ho svelato il perché del titolo “inedito” posso dirti che avevo grandi aspettative riguardo a questo mio primo Tedx e che l’evento non mi ha affatto deluso, anzi.
Niente è impossibile
Questo titolo ti potrà sembrare banale ma ti assicuro che l’intervento di Ciriaco Goddi non lo è stato affatto. È toccato a lui aprire la prima serie di talk e lo ha fatto davvero bene. Il suo talk è iniziato con il racconto del momento e del perché Ciriaco ha deciso di fare l’astronomo ed è continuato col mostrarci come la sua piccola storia ha permesso di realizzare una foto che ha fatto la storia di tutti noi. Attraverso immagini e parole Ciriaco, infatti, ci ha raccontato come si è arrivati a ottenere la foto di un buco nero.
Pensiamo tutti, ormai, di sapere cos’è un buco nero. Ma come ci siamo arrivati? O meglio come ci sono arrivati Ciriaco e i suoi colleghi.
Einstein aveva scritto l’equazione che ne dimostrava l’esistenza e si è sempre saputo che quello che cade in un buco nero è perso per sempre. Ma sapevamo anche che:
- è impossibile poter vedere un buco nero
- ci vorrebbe un telescopio grande quanto la Terra per vedere un buco nero
- ci vorrebbero tantissime persone
Insomma sapevamo che era praticamente impossibile poter vedere un buco nero – o anche solo fotografarlo – o forse no, non è vero.
Ciriaco e i suoi colleghi del Cile e degli altri 19 paesi che hanno contribuito a scattare la foto del buco nero che, oggi, noi tutti conosciamo hanno trascurato la parola impossibile e:
- hanno costruito tanti telescopi che hanno posizionato in diversi punti del mondo
- formato piccoli team di studio che collaboravano tra loro
- hanno creduto che niente fosse impossibile
e hanno dimostrato che si possono, sempre, raggiungere nuovi obiettivi.
Io sono rimasta davvero affascinata da questo racconto, dalle notti in cui Ciriaco e i colleghi trascorrevano la notte ad osservare le stelle nel cielo del deserto del Cile a quella perseveranza nell’arrivare all’obiettivo finale.
E se, ora, ti dicessi che il primo orologio marino che permetteva di misurare la longitudine in mare non è stato costruito da Isaac Newton, ma da un falegname che costruiva orologi?
Le tre regole per essere un outsider
Mi dispiace di averti deluso. Sono rimasta stupita anche io quando Simone Ferriani – professore di imprenditorialità e innovazione presso il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna – ha detto che era stato creato un team apposito, con a capo il grande Isaac Newton, per scoprire come si misura la longitudine in mare e che non era stato lui a inventare il primo orologio marino capace di farlo, ma John Harrison.
John Harrison, un falegname, uno che costruiva orologi nella sua bottega ma che, a quanto pare, aveva dalla sua molta più esperienza nell’arte pratica di quanto non ne avesse il grande Isaac Newton.
Ma come si fa a diventare un outsider come John Harrison? O come Cocò Chanel, o ancora come Steve Jobs e Quentin Tarantino?
Simone sa come fare e ce lo ha spiegato. Basta seguire queste tre regole:
- Un braccio dentro, uno fuori.
Cosa significa? Significa che, di tanto in tanto, devi fare qualcosa di diverso rispetto a quella che è la routine. Insomma devi saperti mettere in gioco, direi io. - Tenete a freno l’amigdala, trovate il vostro Markkula!
Chissà se conosci The Ash Experiment. Questo esperimento ha dimostrato come la pressione sociale induce gruppi di persone – anche molto grandi – alla distorsione della realtà e come gli unici che resistono a questa pressione attivano l’amigdala ovvero la paura. Quindi, tenere a bada l’amigdala significa smettere di avere paura, o almeno provare a controllarla. Markkula, invece, è l’amico di Steve Jobs che con i suoi finanziamenti ha contribuito al lancio di Apple, e al suo successo. - Occhio ai punti di frattura!
I punti di frattura attivano l’attenzione sul nuovo. Come diceva Max Planck: “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono.
Una vecchia idea e una nuova tecnologia
Questa enigmatica sigla che ha ripetuto più volte Arianna Minoretti – ingegnere capo presso la pubblica amministrazione norvegese dei trasporti – durante il suo talk sta per: “Submerged Floating Tube Bridge”, ovvero ponte tubolare sommerso galleggiante.
Il problema da risolvere era poter attraversare i 1000 chilometri della costa occidentale della Norvegia – quella conosciuta per i fiordi – in molte meno delle allora 21 ore di viaggio in macchina a 50 km/h percorrendo l’autostrada costiera.
La soluzione, davvero creativa, dei ponti sommersi è “la storia di una vecchia idea” che ha portato alla “storia di una nuova tecnologia”.
Una delle idee su cui si basa questa storia è la frase dell’uomo che per primo ha proposto questa soluzione:
“Dobbiamo valutare ogni caso in modo realistico e non in base al principio che tutto ciò che non si conosce è pericoloso e tutto ciò che si conosce è sicuro.”
Ma cosa ha insegnato questa storia ad Arianna e qual è il messaggio che ci ha voluto lasciare?
Bisogna essere pazienti. perché il grande risultato non è quando hai finito il tuo lavoro, il grande risultato per te – per me – è nel percorso stesso. (Arianna Minoretti)
O come diceva Kavafis a Ulisse, nella sua poesia: “devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. E, alla fine, quando arriverai ad Itaca, capirai finalmente il dono che Itaca ti ha fatto: il dono di Itaca è il viaggio.”
Io credo davvero in questa frase e nell’importanza di dare sempre un nuovo colore al mio di viaggio e spero che questo racconto ti sia stato d’ispirazione. E se non sei ancora stato a un Tedx adesso avrai trovato un motivo per partecipare.
Una piccola nota per chi parla della bassa presenza di donne sul palco: sul palco del Tedx ci sono state ben quattro donne, una di queste – Arianna Minoretti – tra l’altro, era al quinto mese di gravidanza 😉