Durante uno dei pomeriggi della Bologna Design Week ero in giro per Bologna per andare a visitare il Marsala District.
Al Marsala District non ci sono mai arrivata. Ma mentre camminavo, a passo svelto – concentrata a raggiungerlo – mi sono fermata un attimo per capire se stessi andando nella direzione giusta. Camminavo lungo Via Oberdan, dunque lo ero, ma non mi fido mai troppo del mio istinto di bolognese d’adozione. Ho dato un’occhiata alla traversa sulla sinistra per controllare il nome della Via ed ecco che ho visto qualcosa di strano. Uno dei classici palazzi colorati di Bologna aveva, al piano terra, una parte “incolore”, totalmente grigia e realizzata con cemento grezzo, in cui erano state ricavate delle forme tonde e delicate che attenuavano un po’ quel senso di “freddezza” dato dal cemento.
È stato un po’ come quando, dopo 3 giornate trascorsi tra i colori delle case di Gaudì, a Barcellona, ho visto la ricostruzione del Padiglione di Mies.
“Cosa ci fa un posto così, qui, a Bologna? Avevano finito i colori?”
Mi sono chiesta di cosa si trattasse ma non avevo tempo, avevo un pomeriggio fitto di posti e mostre da visitare. Allora, memorizzate la Via e quella stranissima facciata, ho ripreso la mia corsa.
Nei giorni successivi non ho più pensato a quel posto almeno fino a che non mi sono trovata alla Fondazione Cirulli per “Dino Gavina: un laboratorio creativo”. Lì tutto ha preso un senso.
Quello stranissimo posto grigio, fatto di cemento, con ricavate delle forme curve è il negozio realizzato da Carlo Scarpa, a Bologna, per Dino Gavina. Dino Gavina era un grande amico di Carlo Scarpa ed era l’unico, oltre ai famigliari, che aveva una camera in casa sua.
E questa è stata solo una delle meravigliose scoperte che ho fatto quel 30 Settembre alla Fondazione Cirulli.
A questo punto ti starai chiedendo “ma chi è Dino Gavina?!”.
Dino Gavina non è stato solo “un imprenditore, designer ed editore italiano” come riporta Wikipedia ma è stato l’uomo che ha fatto entrare Bologna nel triangolo del design italiano, insieme a Milano e Venezia, negli anni Sessanta e che ha fondato FLOS.
Dino Gavina nasce a San Giovanni in Persiceto e agli inizi della sua carriera si fa chiamare “tappezziere”.
A quel tempo la parola design era sconosciuta.
Egli porta avanti la sua attività di tappezziere a livello locale fino all’incontro, che sarà decisivo per la sua carriera e che cambierà la sua vita, con l’artista Lucio Fontana che lo convince ad andare con lui alla Triennale di Milano.
Ed è lì che tutto comincia. Dino Gavina continua a frequentare Milano. Conosce personaggi importanti del design come i fratelli Castiglioni, Bruno Munari e gli artisti futuristi Balla e Depero, diventa loro amico e collabora con loro nel suo negozio.
Il suo negozio era l’edificio in cui, oggi, dopo un delicato restauro di Elisabetta Terragni, ha sede la Fondazione Cirulli.
E ogni ultima Domenica del mese, passeggiando tra le opere della mostra “Universo Futurista” puoi ascoltare il resto della storia e scoprire la Bologna che non ti aspetti attraverso i dettagli delle amicizie famose e delle collaborazioni di Dino Gavina.
E se hai una passione per l’arte futurista prenota un posto per la presentazione del Catalogo “Universo Futurista” che si terrà domani alla Fondazione Cirulli alle 18.30.
Prima che lo dimentichi ecco l’indirizzo del negozio di Carlo Scarpa: Via Altabella 23, Bologna.