Dino Gavina e il suo laboratorio creativo a Bologna

Dino Gavina è colui che ha voluto fortemente che il suo negozio avesse sede a Bologna e lo ha reso un vero e proprio laboratorio creativo frequentato dai più grandi personaggi dell’epoca come Carlo Scarpa, Bruno Munari e gli artisti futuristi Balla e Depero. Ha inizio a San Lazzaro di Savena la storia dell’uomo che si faceva chiamare “tappezziere” e che ha portato Bologna ad entrare nel triangolo italiano del design insieme a Milano e Venezia. Quando Dino Gavina inizia quella, che lui stesso, chiama attività di “tappezziere” l’Italia sta vivendo un periodo buio: la guerra è finita, è tempo di ricostruire. E lui, che ha vissuto la guerra, si rende conto che per far ripartire l’Italia c’è bisogno di talenti. Questa sua ricerca, all’inizio, non ha molto successo. La capitale italiana del design era (ed è) Milano, lui, invece, vive a Bologna e da lì non si sposta. Almeno fino a quando, nel 1954, non incontra l’artista Lucio Fontana che lo convince ad andare con lui alla Triennale di Milano. Ė l’incontro che cambia la sua vita ma, soprattutto, la sua carriera perchè conosce personaggi come Carlo Scarpa, i fratelli Castiglioni, gli artisti futuristi Depero e Balla, e Bruno Munari. E li porta a frequentare il suo negozio, ovvero l’edificio in cui, oggi, ha sede la Fondazione Cirulli. Concepisce il suo negozio come un posto in cui incontrare il cliente ma anche come laboratorio creativo. Fondazione Cirulli, Bologna Quando pensa a come dovrà essere il suo negozio gli vengono subito in mente i fienili che sorgono nei dintorni e lo immagina proprio così. Affida il progetto ai fratelli Castiglioni. Ancora oggi si può notare che la forma è quella tipica di un fienile. Il negozio e l’intero edificio è stato, di recente, oggetto di un delicatissimo restauro ad opera di Elisabetta Terragni, figlia del grande architetto Terragni. Infatti, da una delle foto dell’epoca, presenti in Fondazione, si può vedere che non ci sono differenze tra come era l’edificio allora e com’è adesso.

Le tracce di Dino Gavina a Bologna

C’è un’opera che trovi a Bologna e che nasce da una importante collaborazione di Dino Gavina; la  puoi vedere riprodotta, più volte, in giro per la città. Si tratta delle classiche pensiline rosse per attendere l’autobus. Nascono dalla collaborazione tra Dino Gavina e il presidente dell’allora ente dei trasporti pubblici, l’ATC. Il presidente dell’ATC aveva saputo, che Dino Gavina era stato chiamato a Roma, dall’ATAC, per disegnare le nuove pensiline. L’accordo con l’ATAC non era stato raggiunto. La società dei trasporti di Bologna chiama Dino Gavina per realizzare le nuove pensiline. Dino Gavina affida il progetto all’artista e amico Takahama, conosciuto a Milano, con cui collabora spesso. Da questa collaborazione nascono le classiche pensiline rosse, modello Metropolis, tutt’oggi sparse per tutta la città. La pensilina Metropolis non è l’unico progetto realizzato a Bologna, c’è anche la Poltrona SanLuca, progettata da D. Gavina e i fratelli Castiglioni. La filosofia di Dino Gavina: il design alla portata di tutti. Dino Gavina ha una sua idea di design per cui gli oggetti, di design, non devono essere delle opere d’arte “da museo” ma devono essere funzionali e far parte della vita di tutti i giorni. Un esempio pratico lo puoi vedere nei paraventi che realizza a partire da alcuni disegni, realizzati anni prima, da Balla. Si tratta di paraventi per una camera da letto che, se visti oggi, non si direbbe siano stati disegnati così tanti anni fa: ogni pezzo è colorato, vivace, come d’altra parte era Balla. Paramenti esposti nella Fondazione Cirulli.

Il negozio Gavina di Carlo Scarpa a Bologna

Uno dei due negozi che che Carlo Scarpa ha realizzato si trova proprio a Bologna, nel cuore della città, in Via Altabella 23: il negozio di Dino Gavina. Passeggiando per la Via è impossibile non fermarsi a guardarlo: un negozio senza portico, con finitura in cemento grezzo e forme telescopiche ricavate nel cemento al posto delle classiche vetrine. Il negozio, così diverso dai classici palazzi bolognesi, con finitura in mattoni rossi o con facciate di vari colori (rosso, giallo, arancione) contrasta nettamente con tutto ciò che gli sta intorno e con l’idea bolognese di edificio. Questo il motivo per cui, inizialmente, non viene ben visto dal Comune di Bologna.
negozio di Dino Gavina a Bologna
Scatto da Google Maps.
Il modo di operare di Carlo Scarpa, a quel tempo, era molto diverso dai suoi contemporanei, ecco perchè non era visto bene neanche da loro. Arriva da qui la scelta di Dino Gavina di nominare Carlo Scarpa, presidente della sua società. Si tratta di un incarico simbolico con cui dimostra di credere in Carlo Scarpa e nelle sue potenzialità. Negli anni, grazie all’interesse di Tobia Scarpa, figlio di Carlo Scarpa, il negozio è entrato a far parte del patrimonio tutelato dalla Soprintendenza dei BB.CC.AA. Al momento risulta chiuso ma forse il prossimo anno potrebbero esserci interessanti novità. Stessa sorte per la casa di Depero a Rovereto, diventata casa-museo dopo essere entrata a far parte del circuito del MART (Musei Rovereto… ). Un destino diverso, sfortunato si potrebbe dire, è toccato alla casa-studio di Balla a Roma, rimasta chiusa e, al momento, non tutelata da nessun ente nè pubblico nè privato.

L’amicizia tra Dino Gavina e Bruno Munari

Tra gli amici di cui Dino Gavina si circonda c’è anche Bruno Munari. Quel Bruno Munari che ha ideato la famosa scimmia-giocattolo Zizì, convinto, così come tutti i futuristi, che l’arte deve prestare attenzione ai bambini durante il periodo dell’infanzia. Conosciuto per essere stato il primo a realizzare un’arte d’ambiente, l’installazione d’arte “concavo-convesso”, un’opera che, realizzata con pochi elementi, riesce a coinvolgere completamente chi la guarda. Sono bastate una rete metallica e una luce in un ambiente chiuso per realizzare un’esperienza emotiva completa. Bruno Munari non utilizza materiali costosi, è per l’arte concreta, ed è sicuramente questo uno dei punti in comune con Dino Gavina. Dalla loro amicizia nascono altri talenti come Titti Fabiani. Sono loro a “scoprire” la designer della libreria “book” che è diventata famosa in tutto il mondo. Durante il periodo in cui è esposta in un negozio di New York, viene notata da Woody Allen che la vede, se ne innamora e la vuole nel suo film Manhattan.

E la storia del laboratorio creativo continua

Questa storia è solo l’inizio di un lungo e sorprendente racconto a cui  puoi partecipare ogni ultima Domenica del mese alla Fondazione Massimo e Sonia Cirulli.

News

Nel centro della città di Bologna ha da poco aperto le porte al pubblico “Paradisoterrestre”.

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