il mio primo Freelancecamp

Il mio primo Freelancecamp

Il 24 e il 25 maggio ho partecipato al mio primo Freelancecamp, l’evento per chi è libero professionista o sta pensando di diventarlo. È un evento che non riesco ancora a spiegare a parole, penso che per capire cosa significa devi assolutamente partecipare. Ma se vuoi farti un’idea dai un’occhiata a come la pensano un po’ di colleghi freelance.

Nell’intervista a Silvia ho spiegato perché ho deciso di partecipare. Penso che ogni libero professionista può diventare un freelance migliore e che uno dei modi per farlo è circondarsi di altri freelance con cui scambiare idee, opinioni e consigli.

Credo nell’importanza del networking e del creare intorno a sé una rete. È anche per questo che faccio parte della Rete al Femminile di Bologna.

Ecco cosa mi sono portata a casa dal mio primo Freelancecamp:

  • Marina Romea è un piccolo paradiso in miniatura
  • il Boca Barranca è il posto da cui vorrei lavorare ogni giorno. Mi piacerebbe seguire il luogo comune che vede noi freelance lavorare  in spiaggia sorseggiando uno spritz
  • gli altri freelance sono stupendi: sorridenti e calorosi, mi hanno fatto subire sentire come se fossi a una rimpatriata di amici di vecchia data
  • gli speaker sono stati tutti strepitosi per essersi messi in gioco. Ognuno di loro mi ha lasciato almeno uno spunto di riflessione o mi ha strappato un sorriso
  • simpatici anche i fotografi, peccato che mi abbiano beccato in una sola foto, ma penso sia stata colpa del grigiore del mio otufit

Qualche spunto interessante dal Freelancecamp 2019

Gli speech che mi hanno colpito sono stati davvero tanti. Qui te ne segnalo alcuni:

“I soldi sono un meraviglioso strumento di realizzazione” è questa una delle frasi dell’utilissimo speech di Paola Nosari con cui non posso che essere assolutamente d’accordo. Nel piccolissimo spazio del suo speech Paola è riuscita a toccare tutte le parti più spinose della vita da freelance: come definire un prezzo “giusto”, quando è giusto fare uno sconto e quando no, come stabilire il tuo prezzo giusto.

“Tu cosa preferisci: clienti soddisfatti o clienti fedeli? Gli studi dicono che i clienti, anche se soddisfatti, tendono a essere infedeli.” È iniziato così lo speech di Patrizia Menchiari, autrice del libro Cardiomarketing. Soddisfare un cliente, oggi, non basta più perché ti rimanga fedele. Il cliente va sorpreso, deliziato. “Il futuro è di chi lascia il segno” e Patrizia ce lo dimostra con alcuni esempi di piccoli brand che hanno capito come fare la differenza. Ho amato il suo speech proprio per questo.

Il questionario è l’inizio di un viaggio che io e il mio cliente decidiamo di affrontare insieme” È stato questo il tema dello speech di Tatiana Cazzaro. Tatiana ha raccontato come, nel tempo, ha costruito un questionario per aiutare i suoi clienti e per farli riflettere davvero su quello di cui hanno bisogno. Il questionario è il primo passo. L’intervista (a voce), per Tatiana, viene solo dopo il questionario e serve a “riempire i vuoti e a svuotare i pieni”.

Lo speech di Isabella Tomasucci è per tutti quelli, come me, che lavorano con altre persone da remoto, per ricordarci che dall’altro lato dello schermo ci sono delle persone. Isabella ha dato ottimi spunti su come migliorare i rapporti di lavoro creativo a distanza: dalla videochiamata all’uso di spreadsheet per i brainstorming.

Credo che tutti, anche quelli che ormai fanno video da tempo, abbiamo avuto paura della telecamera – io, ad esempio ce l’ho ancora. Sara Abate ha raccontato come se l’è fatta passare: semplicemente provandoci. Durante lo speech ha dato consigli utili per cominciare a registrare dei video da casa su: luci, attrezzatura, trucco e voce. Dagli un’occhiata magari passa anche a te la paura. I video stanno diventando sempre più importanti perché riescono a coinvolgere le persone molto di più rispetto a un testo. Ma probabilmente non mi vedrai mai in video o forse mi vedrai tra i titoli di coda di chi ne ha pensato i testi/la storia.

“E tu ti senti più free o più lancer?” a partire da questa domanda Elena Zanoni racconta come programmare un anno sabbatico e sfata un po’ di miti sull’argomento: un anno sabbatico non si può improvvisare, va programmato con molto anticipo. Diventare un sabba-lancer può essere una buona soluzione quando non riesci a trovare il tuo passo, quando i miracle morning non sono poi così miracolosi, quando il massaggio ai piedi non ti aiuta a rilassarti e quando nemmeno il venerdì pomeriggio libero ti fa sentire davvero libera. Io sono freelance da troppo poco per un sabba-lancer ma chissà che non sia la cosa giusta per te che stai leggendo.

E ora che il Freelancecamp è finito? Rimangono i bellissimi ricordi delle persone nuove che ho conosciuto, degli abbracci a chi già conoscevo, magari sono online. Sento dentro tantissima energia per ricominciare a lavorare con più consapevolezza. Ovviamente ho già cominciato il conto alla rovescia per il prossimo anno!

 

2 commenti su “Il mio primo Freelancecamp”

  1. Ho letto con piacere questa tua cronaca dal mondo del Freelance camp! 🙂
    Anche io da tempo vorrei partecipare ma, sia perchè non sono freelance sia perchè avevo già altri eventi a cui andare, non ho mai provato.
    Queste tue parole mi danno comunque una spinta per esserci magari il prossimo anno, magari quando la nebbia che si affaccia alla mia finestra si è un pò più diradata 😉

    1. Ciao Eleonora, sono contenta che il mio racconto ti abbia fatto tornare la voglia di partecipare al Freelancecamp. C’è un altro buon motivo per partecipare che non ho scritto nell’articolo: per capire quali sono le domande giuste da farti quando ti sembra di essere circondata dalla nebbia. O almeno per me, finora, è andata così: capisco quali sono le domande “giuste” da farmi andando ad eventi e conoscendo persone nuove 😉
      Non nascondere i tuoi colori, falli brillare oltre la nebbia.

I commenti sono chiusi.