L'altra Berlino vista dallo Sprea

L’altra Berlino da scoprire

Ho deciso di raccontare questo viaggio perché, insieme a G., sto curando un progetto parallelo: conoscere altre culture e visitare nuovi musei d’arte moderna e contemporanea. In queste righe non ti racconterò né della vista dalla torre della televisione – ce l’avevamo a due passi ma non siamo saliti, è stata la nostra San Luca, il nostro riferimento fisso -, né della Porta di Brandeburgo – che è imponente e bellissima ma la cosa più affascinante non è il selfie con la porta ma la sua storia e di quella volta che Napoleone si portò la quadriga in Francia. Voglio raccontarti un punto di vista diverso su una città che molti considerano troppo turistica.

In 4 giorni abbiamo percorso 50 km a piedi per vedere tutte le cose che avevamo nella nostra lista – a cui hanno collaborato molti amici che ringrazio – e per vivere la città e lasciarci stupire da ciò che avremmo incontrato.

Appena siamo scesi dal treno è stato come quando dopo aver tanto viaggiato finalmente arrivi a casa – la casa dei tuoi che, però, sarà sempre casa tua. Una sensazione che una fuorisède come me conosce bene ma che non avevo ancora vissuto in altre città.

Berlino: una città, tante storie

Non starò a divagare sulla storia della città: durante la seconda guerra mondiale Berlino è stata quasi del tutto distrutta quindi, negli anni, hanno dovuto ricostruirla. Ecco perché mentre cammini o fai un giro sul battello vedi posti che ti fanno sentire di essere dentro a uno di quei plastici bellissimi che gli ingegneri e gli architetti costruiscono per presentare i loro progetti.
Ma in ogni piccolo pezzetto di città che è stato ricostruito c’è stato il massimo impegno, quello sforzo sincero di non distruggere la storia ma di farla rivivere. Vieni con me, scopriamo insieme l’altra storia di Berlino.

Siamo ad Alexanderplatz e mentre camminiamo notiamo dei timbri rossi per terra, che si susseguono, con un’impronta e la scritta “Nikolaviertel”. Li seguiamo e ci ritroviamo nel quartiere di San Nicola. Un quartiere con tanti piccoli negozi dove finalmente vediamo negozi che non vendono i soliti souvenir per turisti ma gli oggetti tedeschi tipici: gli orologi a cucù, i personaggi natalizi intagliati nel legno, quadretti dipinti a mano con protagonista l’orso di Berlino. All’entrata di ogni via c’è una decorazione, un bastoncino verde e bianco messo in diagonale nell’angolo che distingue il quartiere. Per prima cosa decidiamo di entrare nella Nikolakirke.

Nikolaviertel a Berlino
Dentro la chiesa un plastico racconta la ricostruzione dell’intero quartiere; ci sono alcuni oggetti della vecchia chiesa che sono stati conservati nel tempo e poi riutilizzati come decori nella nuova chiesa e il vecchio basamento. Scopriamo che il pozzo, che non abbiamo degnato di uno sguardo prima di entrare, ha un significato molto importante: indica il punto in cui è nata la città.
Un quartiere così piccolo ma tante storie da raccontare.

Un salto nei Golden Twenties

Tutti i nostri amici ci hanno detto di andare assolutamente a vedere il Sony Center, un complesso di edifici modernissimi che si trova a due passi da Postdamer Platz.

Noi ci arriviamo dalla parte opposta perché volevo assolutamente visitare la Filarmonica di Berlino, famosa per la sua orchestra – tra le più richieste al mondo – e che ha un interno in legno molto particolare che rende perfetta l’acustica. Ho detto Filarmonica? Dimenticala, come molti altri posti – purtroppo – era chiusa.

Dopo questa visita velocissima ci ritroviamo davanti il Sony Center. Sappiamo che dentro c’è un centro commerciale e siamo curiosi di dare un’occhiata. Prima di arrivare nella piazza che c’è tra gli edifici, però, ci troviamo di fronte qualcosa di completamente diverso e rimaniamo per un attimo immobili: delle pareti affrescate e sontuose. La nostra mente inizia a vagare cercando di fare un tuffo proprio in quei Golden Twenties.

Grand Hotel Esplanade a Berlino
Si tratta del Grand Hotel Esplanade andato quasi del tutto distrutto durante la seconda guerra mondiale. I pezzi rimasti integri dell’hotel, prima ricomposti a formare un ristorante, sono stati, poi, spostati per la costruzione del Sony Center. La Kaisersaal è quella che vedi inglobata in uno degli edifici del Sony Center, la breakfast hall, invece, è stata scomposta e ricomposta in una sala del caffè Josty che si trova nella piazza e viene aperta solo in occasioni speciali.

Peace, peace, peace

In una città dall’aspetto moderno come Berlino non manca il verde. Uno dei parchi più grandi e più visitati della città è il Tiegarten che si trova proprio a due passi dalla porta di Brandeburgo.
Mentre lo attraversiamo intravediamo la Haus der Kulturen der Welt, una grande sala in cui si organizzano eventi a tema arte e cultura che a me ha molto ricordato l’Auditorium Parco della Musica che Renzo Piano ha progettato a Roma.

Haus der Kulturen der Welt a Berlino

Lungo il sentiero del parco che confina con la strada vediamo una figura in mezzo al traffico.
Scopriamo che si tratta del Der Rufer – in inglese The Crier la statua dell’uomo che urla in lacrime, messa lì volutamente qualche mese prima dell’abbattimento del muro. La statua è stata posizionata in quel punto proprio come un invito alla pace e sotto sono incise queste parole di Francesco Petrarca: “I wander through the world and cry ‘Peace, peace, peace.’”.

Vedere questa statua dopo aver visitato lo Deutsch Historiche Museum e il DDR ci ha colpito molto. D’un tratto è come se tutte le cose che avevamo visto fino a quel momento si fossero unite, come in un puzzle.

L’effetto wow di Dussmann

Per la serie “guarda che bello questo posto, voglio entrare”. Dopo uno dei nostri pranzi, mentre stavamo camminando su Friderichstraße, vedo una vetrina gigantesca con una cornice rossa che mi ricorda la Feltrinelli ma che si chiama “Dussmann”. Una volta dentro scopriamo che si tratta davvero di una libreria bellissima dove trovi di tutto: dalla semplice cartolina alle penne costose di grandi marche.

Attraversiamo tutto il piano terra e ci ritroviamo davanti un’antichissima sfinge egizia! E qui c’è il primo momento “wow”. La oltrepassiamo e vediamo una gigantesca parete vegetale realizzata da Patrick Blanc – l’inventore di questo tipo di pareti – imponente e bellissima. Ed ecco il secondo momento “wow”.

Muro vegetale di Patrick Blanc a Berlino

Il mio racconto dell’altra Berlino finisce qui con la frase di una cartolina che ho visto proprio nella libreria Dussmann – “Berlin it’s always a good idea” – ottenuta cancellando Paris e trasformando la torre Eiffel nella torre della televisione, hanno molto senso dell’umorismo.

Sul treno del ritorno non ho fatto altro che pensare “voglio rimanere qui” e ho cercato di imprimere nella mia mente più immagini possibili della città.

Non è semplice per me spiegare a parole il mix di emozioni che ho provato e che mi hanno fatto venire voglia di trasferirmi a Berlino. L’ho trovata una città moderna ma anche ricca di storia, una città che ha guardato avanti senza cancellare il passato, una città aperta dove chiunque può sentirsi libero e a suo agio, una città dove la cultura è al primo posto ed è alla portata di tutti. Penso che siano stati proprio questi apparenti contrasti ha lasciare un segno positivo dentro di me.

E tu? Sei già stato/a a Berlino e hai pensato, anche tu, di rimanerci? Magari lo hai anche fatto, come alcune persone che conosco. Se ti va, raccontami la tua esperienza nei commenti o scrivimi.

Dimenticavo, scriverò almeno un altro articolo su Berlino. Se non vuoi perdertelo tieni d’occhio la mia pagina Facebook o il mio profilo Linkedin. Sono anche su Instagram, se vuoi puoi seguire il mio racconto anche lì: fino a fine agosto racconterò per immagini e testi questo viaggio a Berlino.

Ringrazio Marica, Tatiana e Simone per averci dato una mano con la lista delle cose da vedere.