Perché i Millenials
Ho scelto di approfondire il tema dei Millenials perché penso che per creare un buon contenuto – leggibile, che piace, efficace – bisogna conoscere bene le persone a cui ci si rivolge.
Quale miglior modo di conoscere il proprio target se non partendo dal capire chi sono questi Millenials e cosa pensano? Ovviamente, dopo esserci fatti un’idea di chi sono i Millenials dovremo andare a lavorare per individuare chi tra loro sono le nostre buyer personas.
Ma intanto proviamo a capire chi sono i Millenials attraverso una mappa dell’empatia – cosa fa, cosa pensa, cosa dice, cosa sente un Millenial – per capire chi sono.
Chi sono i Millenials
Secondo la classificazione ufficiale dell’Istat sono Millenials tutti quelli – come me – che sono nati tra il 1980 e il 1995. Sono quelli che hanno visto nascere Internet, che hanno usato i primi computer ma anche quelli che stanno vivendo tutte le conseguenze della recessione, in corso.
I Millenial sono anche detti Generazione Y per distinguerli dalla Generazione Z, composta da quelli che sono nati dopo il 1996. Secondo un recente articolo de Il Sole 24 Ore il 17% degli italiani di oggi è un millenial.
Mappa dell’empatia dei Millenials
La mappa dell’empatia è uno degli strumenti che si può usare per trovare il proprio target. Si mette al centro il target e si divide il foglio in quattro quadranti dove andiamo a scrivere cosa fa, cosa pensa, cosa dice e cosa sente il target per, poi, tirare fuori il profilo dettagliato del cliente ideale.
Perché, in fondo, per capire a pieno il target dobbiamo immedesimarci, metterci nelle sue scarpe e capire come si comporterebbe. Solo così potremo sapere cosa proporgli e cosa no.
Cosa dice e cosa fa un Millenial
Il 66% dei Millenials ordina il cibo a domicilio. E non potrebbe che essere così visto che negli ultimi anni il numero dei rider è aumentato vertiginosamente – l’anno scorso, secondo l’AGI erano 10.000 – e molti brand, anche piccoli, si stanno dando la possibilità di richiedere la consegna a domicilio.
Il 77% ha un conto bancario online. Sono molte le banche che offrono la possibilità di aprire un conto online in modo da fare offerte più vantaggiose ai propri clienti. Si tratta di conti a zero – o quasi – spese per le operazioni che possono essere fatte online. Ciò nonostante, pare che per le operazioni di risparmio – investimenti o mutui – i Millenials preferiscono, ancora, andare di persona in filiale.
Questi sono alcuni dei numeri forniti da un articolo recente de Il Sole 24 Ore.
Il 29% dei Millenials intervistati da Deloitte appartenenti a 42 paesi, europei e non, tiene a proteggere il pianeta e fa attenzione all’impatto ambientale. Sarà probabilmente anche per questo che per un Millenial non è importante avere una macchina di proprietà: c’è l’alternativa del car sharing.
Sempre secondo Deloitte il 30% dei Millenials pensa che sia compito delle aziende preparare i lavoratori al mondo dell’industria 4.0.
Il 43% dei Millenials – a differenza dei loro genitori – pianifica di lasciare, entro due anni, l’azienda in cui lavora se non è soddisfatto della retribuzione o dei benefit aziendali.
Cosa pensa
Un Millenial pensa che comprerà una casa, avrà una famiglia e farà anche dei figli. Non gli basta essere ben pagato, vuole anche stare bene, vuole viaggiare e vedere il mondo. Sono queste alcune delle ambizioni che ha un Millenial secondo Deloitte.
Il 70% dei Millenials, infatti, secondo Goldman & Sachs vuole sposarsi e avere dei figli ma questi possono aspettare.
Sembrerebbe non essere cambiato nulla rispetto a quando i genitori dei Millenials avevano la loro età: hanno gli stessi desideri e le stesse ambizioni. E, invece, sono cambiati di molto i tempi. L’Istat, infatti, dice che in Italia ci si sposa a circa 35 anni, solo in poche città a 33 anni e in alcuni casi anche a 38.
I figli arrivano più tardi. Sempre l’Istat ci dice che l’età media dei padri è di 35 anni. Accanto ai casi di chi inizia a vivere insieme, e concepisce un figlio prima del matrimonio, ci sono ancora molte coppie preferiscono sposarsi prima di avere un figlio.
Che rapporto ha un Millenial con il lavoro? “Secondo un rapporto GALLUP del 2016 – How Millenials Want to Work and Live -, questa generazione non considera il lavoro solo un impiego, ma lo ritiene parte integrante della propria vita”.
I Millenials vogliono poter integrare il lavoro e decidere liberamente quando e da dove lavorare in modo da poter conciliare il lavoro con la vita privata.
Un Millenial, però, non pensa solo a sé stesso ma si preoccupa molto di ciò che gli succede intorno: disoccupazione, corruzione, terrorismo, conflitti e guerre ma anche disuguaglianze economiche.
Dopo l’11 settembre 2001, infatti, un Millenial sa che può trovarsi coinvolto in un attacco terroristico in qualsiasi momento e che le probabilità sono molto più alte del passato.
Cosa sente un Millenial
A proposito di terrorismo uno dei sentimenti più diffusi tra i Millenials è la paura. Sempre più, spesso, infatti, si hanno nuove notizie di attacchi terroristici non solo nei paesi in guerra ma anche in paesi europei come l’Inghilterra.
Ogni giorno nel Mondo vengono prodotti milioni di contenuti che annunciano qualche novità e il Millenial che è always on cerca di stare dietro a tutto ma, spesso, non ci riesce e, in alcuni casi, decide di prendersi un periodo di digital detox.
Secondo lo studio di The Health of America pubblicato da vice.com sui Millenial americani: “Tra il 2014 e il 2017, i tassi di depressione e iperattività sono aumentati del 30% tra i Millennial. Rispetto alla Generazione X, i Millennials, tra i 30 e i 39 anni, hanno meno probabilità di morire per motivi vecchi e banali come infarto e cancro, ma hanno molta più probabilità di morire di overdose accidentale, suicidio e omicidio.”
Anche se questo studio si riferisce ai Millenials americani ho voluto riportarlo perché penso che tra qualche anno – come è accaduto, spesso, in passato – potrebbe essere valido anche per i Millenials italiani. Non capita di rado, infatti, che facciamo nostri i trend americani – anche se qui la parola trend suona un po’ fuori luogo.
Cosa vede
Vede che ogni giorno il clima cambia e che lo Stato non inserisce tra le sue priorità il miglioramento della mobilità sostenibile.
Vede che molte aziende da cui acquista servizi/prodotti non hanno interesse ad avere un impatto positivo sulla società o sull’ambiente e questo porta il 37% – secondo lo studio di Deloitte – a smettere di acquistare da quel brand.
Sempre secondo Deloitte vede una possibilità di integrare la vita privata e il lavoro con la gig economy, ovvero vorrebbe lavorare come freelance, o a contratto, anziché avere un lavoro full time da dipendente.
Dalla mappa dell’empatia alla buyer persona
Ecco il profilo del target dei Millenials. A partire da questa mappa dell’empatia tu che hai un’azienda o sei un professionista che si rivolge ai Millenials puoi individuare la tua buyer persona.
Ovviamente a queste informazioni generiche dovrai aggiungere dati che hai raccolto nel tempo – in modo legale, il GDPR incombe – sui tuoi clienti o ricerche di mercato specifiche sul tuo settore di riferimento.
Costruire contenuti efficaci per le buyer personas
Definire la propria buyer persona è il primo passo per capire come poter raggiungere gli obiettivi di business attraverso la creazione di contenuti appositi che abbiano la capacità di parlare alle persone giuste nel modo più adatto a loro, ovvero tenendo conto di cosa dicono, cosa fanno, cosa pensano, cosa sentono.
Se stai pensando di aprire un blog o di affidare la stesura degli articoli a una persona esterna io posso aiutarti a studiare la/le tua/e buyer personas, a creare il piano editoriale e anche a scrivere i testi per gli articoli o a ottimizzare per la SEO gli articoli che hai già.
E se, invece, stai pensando di creare un sito web? Anche in questo caso posso aiutarti a capire a chi rivolgerti e, poi, a scrivere i contenuti delle pagine del sito in modo che piacciano a Google e alle persone.
Nelle pagine dei servizi puoi farti un’idea dell’investimento da fare a seconda del servizio che sceglierai ma per avere un’idea più precisa inviami un’e-mail a scrivimi@sarahsaccullo.it. Solitamente rispondo nel giro di qualche giorno.