Del Pantone 2020, di mio padre e del giallo

L’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista […]

È così che il comunicato stampa del Censis – di oggi – ci descrive.

E continua così:

Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale, perché è difficile salire nella scala sociale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso.

Mentre leggo questo comunicato penso a ieri e, in particolare, all’annuncio del nuovo colore Pantone per il 2020, il Classic Blue, e alle parole di Leatrice Eiseman, direttrice esecutiva del PANTONE Color Institute, la divisione di PANTONE, riportate nell’articolo de Il post:

[…] il Classic Blue è stato scelto perché offre «solidità e fiducia» di cui abbiamo bisogno per i tempi che stiamo vivendo […]ci incoraggia a guardare oltre l’ovvio, per allargare il nostro pensiero; ci sfida a pensare più profondamente, ampliare il nostro sguardo e aprirci alla comunicazione.

“Quale colore abbineresti al blu?”

E ripenso a un ieri più lontano, negli anni 2000 quando i miei stavano per aprire una nuova attività e mio padre doveva scegliere i colori che l’avrebbero rappresentata. Mi disse: “a me piace il blu perché un colore classico che non passa mai di moda, sempre elegante, dà sicurezza, tu quale colore abbineresti al blu?”

Magari le parole esatte non erano proprio queste ma ricordo l’importanza del blu per mio padre, il significato che vedeva in quel colore e la luce nei suoi occhi per quello che era riuscito a fare: aprire un’attività che fosse tutta nostra dopo un periodo difficile.

La “solidità e fiducia” di Leatrice Eiseman mi hanno riportato indietro a un tempo in cui le persone avevano più fiducia, sognavano un certo tipo di futuro – avere dei nipoti e andare in pensione a 65 anni – e guardavano agli altri con meno sospetto.

I miei e molti altri genitori, e persone, in generale, negli anni si sono disillusi – il Censis ne spiega bene le cause – e hanno capito che quel futuro che immaginavano sarebbe rimasto davvero un sogno, o se si fosse avverato avrebbe avuto contorni molto diversi, più spigolosi e difficili.

Quel tocco di giallo…

Ma torniamo un attimo a mio padre e alla domanda che mi aveva fatto “quale colore abbineresti al blu?“. Io, che a quell’epoca non sapevo ancora nulla di branding, marketing & co. , risposi che avrei scelto il giallo.

Il giallo è stato il mio colore per tutti gli anni dell’università. Per me ha sempre rappresentato allegria, vivacità e, forse, anche coraggio – non solo il coraggio di vestirsi di giallo come facevo ai tempi – di dire la propria, di sognare e creare il proprio futuro.

Da qualche anno sono nel mio periodo rosa – meno vivace e più introspettivo per quel che mi riguarda. Penso, comunque, che a quel blu bisognerebbe abbinare del giallo, che più che la fiducia ci voglia una forza dirompente e il coraggio di pensarla in modo diverso.

Vedo il giallo in quel 14% di italiani che si dice ottimista e credo che sono loro – io ne faccio, ovviamente, parte – che potranno  scrivere un futuro diverso da quello che ci prospetta il rapporto annuale del Censis.

E se mi allontano un attimo dall’Italia posso anche trovare un esempio, in carne e ossa – piuttosto discusso e criticato da molti come avviene per tutti i grandi personaggi – quello di Greta Thunberg, spesso rappresentata con il suo impermeabile giallo.

Mi rivolgo a voi, che come me, fate parte di quel 14%: trovate le parole e le azioni per continuare a sostenere quella fiducia e solidità – il classic blue – con il giallo, ovvero con il coraggio di pensare e agire in modo diverso, con entusiasmo e coraggio.