Talk con Lorenzo Balbi, GAP e Angel Moya Garcia, moderato da Daniela Tozzi
Qual è il rapporto tra un curatore di mostre d’arte contemporanea e la pubblica amministrazione? La pubblica amministrazione non è l’unica figura con cui un curatore deve rapportarsi. Il legame più stretto si crea, solitamente, con l’artista. Chi è il curatore di mostre, qual è il suo ruolo oggi: sono queste le domande al centro del talk che si è tenuto il 26 Ottobre alla Casa della Cultura “Italo Calvino” a Calderara di Reno, in provincia di Bologna.
Daniela Tozzi di Adiacenze, moderatrice dell’evento, dà il via al talk dando la parola a Lorenzo Balbi, il direttore del MAMBO, il Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Il curatore di mostre secondo Lorenzo Balbi : the curator as a deejay
Il lavoro del curatore è un mestiere abbastanza recente, nato circa trent’anni fa, in continua sperimentazione. Un lavoro che, probabilmente, oggi è in crisi.
Tra le metafore che si usano per descrivere chi è un curatore e cosa fa ce ne sono due, aggiunge Balbi:
- il curatore come il direttore d’orchestra, ovvero colui che unisce più artisti su uno spartito
- il curatore come il deejay, fa un mix delle tracce per portare avanti un’idea di spartito
“Spesso il problema del curatore è l’autorialità : fino a dove si possono piegare idee e contenuti degli artisti di una mostra?”
Ed ecco che Balbi racconta un aneddoto riguardo a un’esperienza avuta prima di diventare direttore del MAMBO : la personale di Thomas Teurlai, per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Torino.
Balbi, Teurlai e la mostra Europium
L’aneddoto riguarda proprio il momento di confronto tra il curatore, Balbi, e l’artista, Teurlai.
Teurlai vorrebbe mettere in mostra una bombola di acetilene con un cannello acceso che, bruciando, rende visibile l’invisibile. Il cannello bruciando l’ossigeno avrebbero reso visibili quelle particelle, che di solito non percepiamo, fino a farle volteggiare.
A sentirla raccontare sembra una bella idea bella ma non a prova di sicurezza.
E lì è cominciato un lungo dialogo tra Balbi e l’artista Teurlai. Tra le soluzioni proposte dall’artista per rendere l’installazione più sicura c’era quella di mettere un vigile del fuoco, con tanto di divisa d’ordinanza, accanto all’installazione. Ovviamente anche questa soluzione non era sicura.
La parte più difficile del lavoro del curatore è proprio quella di mediare lo scopo della mostra e la natura.
Alla fine l’installazione ha preso il nome di “Europium” e ha visto Teurlai recuperare degli scarti informatici da alcune fabbriche di rifiuti e da questi estrarre alcuni grammi di oro.
Anche questa installazione ha dato non pochi grattacapi visto che era necessario prendere dei rifiuti speciali, trasportarli fuori dalla discarica e lavorarci su. Ma alla fine Balbi è riuscito nell’impresa e l’installazione ha visto la luce.
“Il ruolo del curatore è quello di dare spazio alla ricerca, di capire come poterla realizzare e come contestualizzarla.” Egli non deve plasmare l’artista, ma solo rendere possibile la mostra e contestualizzarla.
GAP, i gappisti e la residenza d’artista a Guilmi
E se Balbi è direttore di un museo, Lucia Giardino e Federico Bacci sono, invece, i curatori di mostre che nascono nella loro residenza d’artista a Guilmi, piccolo paesino in provincia di Chieti.
Lucia e Federico sono curatori “site specific”: nel 2007 hanno comprato una casa a Guilmi e curano lì i loro progetti che diventano mostre: selezionano degli artisti e li invitano ad abitare nella loro casa per organizzare mostre.
Mentre Lorenzo Balbi sostiene che il curatore non deve intervenire nel concept, Federico e Lucia pensano l’esatto contrario, ovvero che il concept dev’essere, sempre, condiviso.
La particolarità delle loro mostre sta nel fatto che ogni cittadino di Guilmi può collaborare attivamente alla realizzazione.
Per loro la mostra deve avere un obiettivo preciso: “provocare una reazione che non necessariamente è istantanea ma che può manifestarsi anche a distanza di anni”.
Il ruolo del curatore è curare l’artista, spesso, nel senso vero e proprio del termine curare, come quando un artista si taglia e devi medicarlo, racconta Federico.
Il curatore fa da facilitatore all’artista.
Come nascono le mostre a Guilmi
La prima cosa che fa Federico, quando arriva un artista e andarlo a prendere – non è possibile raggiungere la città se non hai una jeep – e fargli visitare tutta la città.
La mostra, che verrà realizzata, deve, infatti, relazionarsi con la comunità e con il luogo.
Dopo il “sopralluogo” in città l’artista decide, insieme ai curatori Lucia e Federico, quale mostra realizzare. “Il curatore instrada l’artista ma è lui a fare il lavoro che serve, per realizzare la mostra, insieme alla comunità. Una comunità che non fa da pubblico ma che partecipa attivamente.”
Il curatore ha un ruolo sociale, realizzando le mostre fa nascere un cambiamento che parte direttamente dalla comunità e non dalla pubblica amministrazione.
Un aneddoto sui cambiamenti che possono nascere dalla comunità. Quella volta che l’artista Alessandro Carboni organizzò un blackout- ovviamente illegale-dell’intera città e dormirono tutti in strada. L’indomani le casse, in filodiffusione sparse per il centro, non trasmettevano messe o canti di chiesa ma le canzoni degli ABBA.
Per stimolare la nascita del cambiamento da parte delle persone della comunità, Lucia e Federico, organizzano lezioni di didattica in piazza, corsi di serigrafia, workshop, che incontrano grande consenso e partecipazione da parte dei guilmesi.
La tenuta Dello scompiglio a Vorno
Una realtà simile a Guilmi è nata vicino a Lucca, a Vorno. Si tratta della “Tenuta Dello Scompiglio”, uno spazio espositivo nato dalla ristrutturazione dell’omonima tenuta che si è trasformata nello SPE, Spazio Performativo ed Espositivo.
Nella Tenuta convivono un teatro e una galleria d’arte, si alternano spettacoli, installazioni temporanee e permanenti e performance live. Non esistono confini tra le arti visive.
A rappresentare la Tenuta il suo co-direttore Angel Moya Garcia. Quando Angel arriva alla Tenuta Dello Scompiglio si prende del tempo per capire il territorio e, soprattutto, per capire come attirare la gente del posto. Si accorge presto, infatti, che agli eventi partecipano per lo più persone che arrivano da lontano.
La Tenuta dà la possibilità:
- ad artisti internazionali di rapportarsi con un contesto internazionale
- ai cittadini di essere a contatto con artisti internazionali
“Il curatore deve arrivare al maggior numero possibile di persone e dar loro la possibilità di capire ciò che vedono.” E questa l’idea di curatore di Angel.
“Il curatore ha il ruolo dell’intermediario: dà all’artista la possibilità di mettere in campo le sue “follie”permette al pubblico di capire cosa ha voluto esprimere l’artista”
Adiacenze, Andreco e l’illegalità del biancospino
Il talk alla Casa della Cultura di Calderara si conclude con un aneddoto della moderatrice Daniela Tozzi, curatrice di Adiacenze.
Daniela racconta i retroscena della doppia personale del 2013 di Luca Coclite e Andreco e, in particolare, di come si è arrivati alla parte della mostra riguardante Andreco.
Andreco è “un ingegnere che fa arte con l’ambiente, che vive tra Bologna e New York” (rivistanatura) . Il suo obiettivo per la mostra è parlare dei cambiamenti climatici. Per farlo chiede ad Adiacenze di trovare un biancospino e di appenderlo al soffitto.
Il biancospino, dal 2017, è diventato illegale in tutta l’Emilia-Romagna, perché, come altre piante della specie Crataegus, è portatore di un batterio che causa la morte di peri e meli.
Adiacenze spiega ad Andreco l’illegalità del biancospino e che ottenere i permessi per poterlo mettere in mostra e per, poi, smaltirlo, ha costi molto alti.
Andreco è all’estero, e da ricercatore sa che il biancospino è anche una pianta capace di assorbire CO2 e sostanze inquinanti, dunque, insiste nel voler il biancospino.
Dopo lunghe trattative telefoniche Andreco cambia idea: può andar bene anche il tiglio, visivamente è molto simile.
Ed è stato proprio il tiglio ad essere appeso al soffitto.
Curiosità
- Andreco aveva già realizzato un’installazione con il biancospino per Santarcangelo dei Teatri nel 2015, prima che fosse imposto il divieto.
- Lucia e Federico di GAP hanno aiutato la comunità a raccogliere le firme contro l’installazione di 8 centrali a biomassa in città. Grazie al loro contributo sono state installate solo 2 centrali.
- Ogni artista che collabora con GAP ha una sua maglietta e prende la cittadinanza onoraria a Guilmi.
- Alla Tenuta Dello Scompiglio c’è anche un ottimo ristorante.
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